Messaggio di Quaresima 2020 di Mons. Pietro Santoro

La Quaresima, un tempo per inabissarsi nel Mistero
 
«Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e… cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che non possono esserti date poiché non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta».
Questi versi di Rainer Maria Rilke ci accompagnino durante il tempo santo della Quaresima. 
In questo tempo siamo chiamati a vivere l’esodo dal rumore al silenzio interrogante, dalle risposte prefabbricate alle domande del cuore, dalle parole gettate al vento del mercato alla Parola di Verità.
Vivere l’esodo dagli alfabeti che danzano nel vuoto alla lingua di Dio che libera l’uomo dall’essere straniero a se stesso, dalle solitudini dei deserti dell’anima alla Pasqua eterna, quando sarà tolto il velo e il Volto finalmente contemplato sarà la ricomposizione di tutte le lettere dei nostri scomposti e laceranti vocabolari quotidiani.
Tempo di radicalità, la Quaresima, non carnevale prolungato dalle finzioni di «gesti religiosi» che rendono la fede un «andamento lento» tra Vangelo e praterie di nichilismo esistenziale.
Tempo di sguardo penetrante sulla radice profonda di ogni perversione: il peccato, fuga da Dio e oscurità nel riconoscere Dio nella carne di quanti continuiamo a chiamare «prossimo» e che avvolgiamo nel cono d’ombra dell’indifferenza e dell’antagonismo.
Tempo di purificazione perché «nel nostro cammino ci troviamo di fronte anche alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. 
La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte. L’idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita».
Purificazione non maquillage auto assolutorio, che nel sacramento della Riconciliazione rinnova la grazia Battesimale per camminare con decisione verso Cristo.
E così, preghiera, digiuno ed elemosina non saranno scansioni ripetitive di una «Quaresima d’antan», ma dimensioni che ci ricollegano all’essenzialità della fede: inabissarsi nel Mistero, denudazione antidolatrica, condivisione solidale. Follia tutto? Diceva Antonio del Deserto: «Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e al vedere uno che non sia pazzo gli si avventeranno contro, dicendo “tu sei pazzo”, al motivo della sua dissomiglianza da loro».
Davanti al crocifisso torniamo ad apprendere la lezione sconvolgente. 
Ogni saggezza umana è trasfigurante la follia dell’amore incarnato e spendibile.
«Rinuncia a scolparsi, lui, l’Innocente. Rinuncia a difendersi, lui, l’Onnipotente. Rinuncia alla rappresaglia, lui, il Terribile. Rinuncia ad essere compatito, lui, il Pietoso. 
Rinuncia a morire in pace, lui, il Pacifico. Rinuncia alla vita, lui, il Vivente. 
Rinuncia al vestito, lui, che veste i gigli del campo e ogni erba del prato. Cristo spogliato, è il povero, l’uomo senza diritti» (don Primo Mazzolari)