MESSAGGIO DI AVVENTO 2019 - di Don Francesco Pilloni

Carissimi Sposi, torna ogni anno, sapiente, tempo dell’Avvento.

E’ un tempo familiare per tradizione. Le tradizioni sono una cosa bella da rinnovare e rinverdire, da trasmettere ai figli, alle nuove generazioni, da voi e dai nonni. Tradizioni popolari, se vogliamo. Sì, il Natale non è l’albero, è già un po’ di più il presepio, non è le luci, i fal , i regali, santa Lucia, la befana. Tanto meno è il consumismo spendaccione e i momenti di ingordigia. Ma valorizzare luci, colori, dolcezza domestica, intimità familiare, tenerezza e calore domestico sono tutte realtà belle che, valorizzate, nutrono il cuore. Il Signore scende nel profondo anche delle nostre emozioni e del nostro cuore, che è parte integrante dell’amore. E’ già un buon proposito valorizzare nell’Avvento i segni della tradizione.

E’ un tempo di attesa. Attendiamo il Signore Gesù che vive nella gloria. Gesù, al quale siamo uniti nel battesimo, così da formare con Lui un solo Corpo e un solo spirito. Rendiamo viva q u e s t a a t t e s a c o n u n a p r o f o n d a interiorizzazione di questa comunione di amore. La misura con la quale desideriamo incontrare il Signore e vivificare ogni giorno la comunione con Lui, dice la misura del nostro amore. Lo dice e nello stesso tempo la fa crescere. Doniamo spazio a questo mistero, doniamo tempo al Signore, ciascuno secondo le sue abitudini e possibilità, con la partecipazione alla Messa, l’adorazione, la preghiera, la meditazione della Parola così bella e abbondante nella liturgia dell’Avvento. Il presepio e la corona di quattro candele - come in uso da molti - uniscano l’ambiente domestico e quello liturgico, facendo sì che in ogni casa si viva in tutti i piccoli gesti la liturgia domestica.

E’ un tempo di Nozze: il Verbo di Dio si unisce alla natura umana. E attende che ogni carne sia unita a Lui nella gloria del Padre in un solo Corpo e una sola Famiglia. Ravviviamo il dono del sacramento nella vita, con la pazienza, la tenerezza, la misericordia, la gratuità, la presenza, i gesti di amore, e tutto quanto favorisce l’unità e la pace.

E’ un tempo di fecondità: il Signore risorto va espandendo il suo Corpo aggregando a sé ogni creatura nell’amore. Non viviamo per noi stessi, ma per ogni fratello, amandolo come lui ci ha amati. Apriamo il cuore, la casa, la solidarietà, l’economia, ad altri: ad altre famiglie, a quante soffrono di povertà affettive e alle quali siete in special modo inviati dalla forza del dono del vostro amore bello; ai poveri, a chi è solo e in questo tempo di affetti domestici sentirà più forte la sua solitudine: vedove, esuli, immigrati, vittime della violenza e della divisione. Come possiamo amare lo Sposo divino, meglio che nelle membra che si sentono abbandonate e che il suo amore ha conquistato nel suo sangue? E’ grande dono essere partecipi dell’Avvento di Cristo nella missione. La fecondità spirituale è un grande dono.

Coltiviamolo.

E rinnoviamo il dono di essere una sola Famiglia spirituale. Amiamo questa Famiglia con il suo dono prezioso in vasi di creta. Portiamone le debolezze e beviamone la testimonianza. Rendiamoci partecipi del Corpo e della Casa di tutti. Il prossimo convegno ci veda, se solo possibile, partecipi di persona, magari conducendo altri con noi. E, se impossibilitati, restiamo attenti al suo messaggio e in preghiera per la sua buona riuscita.

E ricordatevi nel Signore anche di me, perché possa essere sempre più vostro nel Signore nel compito che mi è affidato.

A tutti un abbraccio e l’augurio di un natale, bello, familiare e santo.

don Francesco